ABRUZZO-LA PRODUTTIVITA' IN COSTANTE DECLINO

ABRUZZO-LA PRODUTTIVITA' IN COSTANTE DECLINO

Pubblicato da Redazione Antenna 2 il giorno 08-02-2020   15:01:37
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Di Piero Carducci, economista

Dal 2014 l'Abruzzo soffre di un costante calo della produttività, che è l'attitudine di un'organizzazione a conseguire un risultato superiore ai mezzi impiegati, e più specificamente è il rapporto tra il prodotto (output) e l'insieme dei fattori di produzione che hanno concorso a produrlo (input). Ebbene, l'apparato produttivo regionale ha tenuto negli anni della grande crisi 2007-2014, con una flessione della redditività meno pronunciata rispetto alla media nazionale e pari alla metà del calo registrato nel Mezzogiorno, ma negli anni successivi si registra un forte ritardo rispetto alla dinamica nazionale. Ciò suggerisce la presenza di fattori specifici, oltre a quelli comuni a tutta l'Italia, i quali determinano un calo della produttività regionale, un evidente sintomo della patologia del declino. La crescita della redditività è in effetti la fonte principale dello sviluppo economico, e se l’Abruzzo non scende ancora ai livelli della Calabria è grazie alla presenza di multinazionali esogene che costituiscono isole felici di altissima efficienza in un sistema mediamente carente, seppur con le dovute eccezioni. La decrescita della produttività - e coerentemente del Pil procapite - dipende da vari fattori, alcuni specifici ed altri sistemici: sono specifici della Regione l'invecchiamento della popolazione e la stasi demografica, il saldo migratorio negativo soprattutto tra i giovani che lasciano la nostra terra per migliori prospettive e generalmente non tornano, il calo delle persone in età lavorativa. Sono fattori sistemici, che riguardano l'Italia ed anche l'Abruzzo, la scarsa qualità delle risorse umane e dello stock di capitale impiegato nel ciclo produttivo, le insufficienti innovazioni di prodotto e di processo, le antiquate forme di organizzazione del lavoro, l’inefficienza dei servizi pubblici, l’arretratezza digitale. La bassa redditività del lavoro determina un pari indebolimento della competitività; la fuga dei giovani e dei talenti, inoltre, comporta una perdita secca di capitale umano e quindi mina la crescita di lungo periodo. La minore produttività riguarda soprattutto le piccole e medie imprese (PMI): una quota elevata di lavoratori risulta occupata in piccolissime imprese a basso valore aggiunto e quindi caratterizzate da minori rendimenti rispetto a settori ad elevata tecnologia, come ad es. la farmaceutica, l'automotive, la metalmeccanica di precisione, le manifatture elettroniche ed i servizi di telecomunicazioni. L’Abruzzo deve invertire questo trend se non vuole patire una strutturale decrescita. Limitandoci alle politiche regionali, una criticità sulla quale si sta lavorando ma è ancora da risolvere è quella dell'accesso distorto al credito, fattore rilevante di inefficiente appostazione delle risorse tra imprese. L'obiettivo è evidente: tornare a crescere, interrompendo l'andamento negativo della redditività di sistema che soffriamo dal 2014 e continuerà, in assenza di incisivi interventi, per dinamiche spontanee dei mercati.

Piero Carducci, economista