CONTINUA IL SUCCESSO DI BIOBLITZ SUL VELINO
Continua il successo del BioBlitz in corso presso la Stazione di Ricerca Ecologica a Lungo Termine del Velino, nell’ambito dell’iniziativa “Camminiamo la biodiversità. Sugli Appennini alla ricerca dell’ecologia”, promossa dai Carabinieri Forestali.
L’iniziativa, domenica, quando dal Rifugio Capanna di Sevice i camminatori riscenderanno dal massiccio del Velino verso i Piani di Pezza, percorrendo ulteriori 17 km con 1200 metri di dislivello in discesa e 400 metri in salita.
Nelle prime sei ore di attività, dalle ore 8 alle ore 14, gli esperti ricercatori sono stati impegnati febbrilmente, con gli interpreti ambientali dei Carabinieri Forestali, famiglie, studenti e insegnati, alla scoperta della biodiversità dell’Appennino, identificando così ben 230 specie, delle quali 135 di piante, 60 di insetti, 32 di uccelli, 3 di mammiferi e rettili. Molti altri “blitz” stanno per partire e molti altri campioni sono in corso di determinazione da parte degli esperti: è prevedibile quindi che il numero totale salirà a oltre 400 specie. Considerato il tempo limitato a disposizione, la considerevole quota dell’area indagata (da 2100 a 2200 metri), la stagione estiva e le ridotte dimensioni del campione di specie rilevate, si può stimare che sia presente nell’area un numero totale di specie di piante o animali di grandi dimensioni, prossimo a 1000.
I dati rilevati oggi confermano ancora la preoccupante tendenza, accertata da venticinque anni, all’adattamento all’aridità delle comunità vegetali d’alta quota, nelle quali è in corso un processo di graduale degenerazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile. Si è di nuovo avuta la conferma che sta proseguendo inarrestabile da ormai dieci anni l’espansione verso l’alto del banale trifoglio pratense a danno del più raro trifoglio di montagna, chiamato localmente “la roscia” per il suo bel colore vermiglio.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi di montagna si fanno sempre più evidenti: la forte riduzione della durata del manto nevoso sta provocando un processo di graduale degenerazione e banalizzazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile.