RICORSO SULLA CENTRALE SNAM A SULMONA

RICORSO SULLA CENTRALE SNAM A SULMONA

Pubblicato da Redazione Antenna 2 il giorno 22-12-2018   16:22:10
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WWF e Legambiente hanno presentato questa mattina in una conferenza stampa il proprio ricorso al TAR in appoggio a quelli presentati dagli enti pubblici, Comune di Sulmona e Regione in primis, contro la centrale di spinta (con il connesso metanodotto) che SNAM vorrebbe realizzare in zona sismica 1 nonostante l’opposizione di cittadini e istituzioni.
Il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio, il presidente regionale di Legambiente Giuseppe Di Marco e l’avv. Francesco Paolo Febbo, che ha curato il ricorso, pur evitando di entrare nei dettagli, hanno illustrato alcune delle criticità segnalate nel ricorso al TAR. Tra queste sono state evidenziate in particolare:
La non strategicità dell'opera: secondo lo scenario della Ue nel 2030, se venissero realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi di m3/anno, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. I consumi al contrario non potranno che diminuire in relazione alle attuali politiche climatiche che peraltro nel prossimo futuro diventeranno inevitabilmente sempre più stringenti in risposta ai cambiamenti climatici in atto.
Gli elevati rischi per l'uomo, legati in particolare alla scelta di realizzare l’opera in zona sismica 1 benché l’esperienza abbia dimostrato che neppure i manufatti meglio progettati sono esenti da pericoli (vedi Fukushima) di fronte agli eventi naturali estremi.
Nel ricorso delle associazioni ambientaliste si mettono inoltre in particolare evidenza gli elevati rischi per il territorio e la natura: la centrale verrebbe realizzata nei fatti a diretto contatto con aree protette nazionali e regionali, siti Natura 2000, area di tutela dell'orso bruno marsicano e di altre specie faunistiche prioritarie, come lupo e camoscio, e andrebbe a incidere negativamente anche su specie di piccola fauna protette da direttive europee.
«Un ripensamento politico – ha aggiunto l’avv. Febbo – è importante al di là delle stesse procedure giudiziarie che siamo stati costretti a seguire a fronte di un iter che ha azzerato il confronto e la partecipazione cercando di avvalorare gli impianti un pezzetto alla volta, dimenticando che siano di fronte a un metanodotto unico, lungo complessivamente 687 chilometri, che va ad insistere - soprattutto nel tratto compreso tra Sulmona e Foligno - nell'area a più alto rischio sismico dell'Appennino, e che proprio in quest’area ad altissimo rischio prevede, a Case Pente di Sulmona, la realizzazione di una centrale di compressione a spinta».