IN PRIMAVERA SALIRA' LO SPRED ? (M. Boleo pres. MCL Abr/Mol.)

IN PRIMAVERA SALIRA' LO SPRED ? (M. Boleo pres. MCL Abr/Mol.)

Pubblicato da Plinio Olivotto il giorno 16-11-2017   14:49:21
Class, liste nozze - Avezzano, Via Corradini, 163
 

Governare non paga. Nelle ultime tornate elettorali, tranne qualche rara eccezione, le coalizioni al governo, nei vari livelli amministrativi, sono uscite sempre sonoramente sconfitte dalle urne. Questo perché risulta difficile governare una società a somma zero dove per accontentare una categoria bisogna giocoforza scontentarne un’altra. Insomma continuare a garantire i diritti acquisiti agli ‘insider’ in una società che ristagna o che sta uscendo da una pesante recessione economica e cercare di andare incontro a chi questi diritti non li ha (gli ‘outsider’) non è semplice. Solo stando all’opposizione si hanno tutte le soluzioni sulla carta per creare una società a somma positiva dove nessuna aspettativa rimane disattesa. Nella complessa stagione che stiamo vivendo, il pendolo del consenso si sta spostando verso destra e verso i movimenti populisti che rifuggono da qualsiasi collocazione nell'arco costituzionale visto che al loro interno c’è tutto ed il contrario di tutto. A sentire le loro proposte in vista delle elezioni politiche di primavera c'è però da preoccuparsi e non poco. Eccone alcune senza indicare chi le sostiene perché il nostro obiettivo è solo quello di mettere in guardia da ricette facili e non fare propaganda elettorale.
 
Una semplice domanda però bisognerebbe porsela: perché chi governa non le ha prese in considerazione? Sono degli inetti, sono asserviti a qualche potere forte occulto oppure non lo fanno essendo consapevoli della loro inattuabilità, inefficacia o peggio della loro dannosità. Tra coloro che propongono il reddito di cittadinanza c’è chi pensa di finanziarlo con le pensioni: spesa finanziata con altra spesa oppure in deficit. “Il reddito di cittadinanza trasforma gli inoccupati in disoccupati, cioè in persone che il lavoro lo cercano, e a cui verrà dato un reddito in cambio della frequenza di corsi e altri criteri. Verranno reimmessi nel circuito. E questo ci permetterà di chiedere agli organismi europei maggiori spazi finanziari”. Una forma di moto economico perpetuo visto che “il reddito di cittadinanza potrebbe ripagarsi da solo”. Una sorta di economia rianimata dal reddito di cittadinanza. Altro che finanza creativa che qualche anno fa ci portò sull’orlo del baratro. Sempre sullo stesso versante: l'aumento del deficit porterà ad una riduzione del debito pubblico. Non è dato però sapere come questo possa essere possibile. È sempre successo il contrario. Ma forse questa speranza è legata al reddito di cittadinanza finanziato in deficit ed alla sua presunta capacità vista sopra di creare un aumento del Pil e le entrate fiscali necessarie a coprirlo. Viene proposta inoltre l'introduzione di una valuta complementare e/o della cosiddetta moneta fiscale con la speranza che contribuirebbero a chiudere i buchi del bilancio attivati per spingere l’economia.
 
La storia economica ci insegna che sono provvedimenti nel migliore dei casi inutili. Si pensi ad esempio alle am-lire del primo dopoguerra, ai 'patacones' (un nome una garanzia) argentini o agli 'assignat' ed all'insuccesso della loro introduzione / circolazione. Chi ha governato nell’ultimo lustro di errori ne ha compiuti e del loro operato ci siamo occupati molte volte: sono state sprecate risorse che si sono disperse in mille rivoli. Ma va però loro riconosciuto che hanno mantenuto la giusta rotta tra Scilla (le raccomandazioni di Bruxelles) e Cariddi (le richieste degli italiani). Vediamo ora altre problematiche legate alle proposte di ‘policy’ delle forze politiche che costituiscono la variegata opposizione. Si promettono come accennato sopra aumenti di spesa pubblica come se il vincolo di bilancio non ci  fosse. Maledicendo i limiti imposti da Bruxelles. Dimenticando che non se ne può fare a meno visto che in una unione monetaria ogni stato ha un incentivo a fare debito sperando di scaricarne il costo sugli altri e che le regole fiscali non discrezionali come i parametri di Maastricht servono ad evitarlo. Ma torniamo a noi. Più spesa pubblica per investimenti in infrastrutture secondo la vulgata populista dovrebbe essere un altro strumento per mettere il turbo all’economia italiana. Ricetta opinabile visto che il nostro problema di carenza di infrastrutture è dipeso finora dalla qualità della spesa e non dalle ‘regole fiscali’ europee. A partire dal 1998, infatti, il deficit è stato quasi sempre prossimo o superiore al 3% del Pil, un valore superiore a quello della spesa per investimenti. In altre parole è come se avessimo mantenuto il bilancio pubblico corrente (al netto della spesa per interessi) in pareggio o in lieve disavanzo e avessimo realizzato investimenti in deficit, applicando una sorta di ‘golden rule’ alla buona, richiesta da molti a gran voce senza sapere che c’è. Altroché austerità.
 
Si auspica inoltre un ritorno al protezionismo, che ogni volta che è stato praticato ha portato a disastri economici. Nell’attuale era delle catene del valore globali o della specializzazione produttiva in aggiunta sarebbe ancora più deleterio per una piccola economia aperta come quella italiana. Si vuole abolire la riforma Fornero che, seppur con alcune storture che andrebbero corrette, è stata l'unica riforma che è andata incontro alle giovani generazioni. Non va dimenticato che quasi un terzo di tutta la spesa statale è costituito dal pagamento delle pensioni. Siffatta spesa sul Pil è, infatti, attualmente superiore di almeno tre punti percentuali rispetto alla media dei paesi europei che l’hanno più elevata. Alcuni vogliono anche l’uscita dall’euro con conseguenze negative che è difficile stimare. Si promettono riduzioni delle tasse, senza però dire dove e come tagliare la spesa pubblica, unica via per ridurle davvero ed in pianta stabile, a meno di non finanziare il tutto con l’uscita dall’euro e la monetizzazione del debito. In questo clima elettorale anche l’esecutivo non è da meno e sta smarrendo la rotta. Sono bastate due settimane per trasformare la manovra di bilancio che aveva una sua coerenza in un provvedimento che introduce e rinnova bonus, detrazioni e deduzioni. A saldi di bilancio in apparenza invariati. Non vogliamo essere dei menagramo ma con questi chiari di luna ci aspetta una primavera piena di incertezze. Non c’è alternativa alcuna, se non a suon di chiacchiere da bar, al sentiero stretto fissato dal ministro dell’Economia PC Padoan nel DEF d’autunno [1] qualunque risultato ci consegneranno le urne a primavera.
 
Marco Boleo presidente MCL Abruzzo/Molise