Operazione antimafia, 25 misure cautelari

Operazione antimafia, 25 misure cautelari

Pubblicato da Redazione Marsica il giorno 02-09-2016   16:46:58
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L'AQUILA - Il clan Ferrazzo della 'ndrangheta voleva rinascere in Abruzzo, arrivando in una 'isola felice' per ricostruire le proprie abitudini criminali usando lo spaccio di droga per finanziare altre attività lecite e illecite. È quanto emerge dall'indagine relativa all'operazione dei carabinieri denominata 'Isola Felice', che ha portato all'emissione di 25 custodie cautelari, di cui 14 in carcere, e 149 indagati in sei regioni (Abruzzo, Molise, Calabria, Lazio, Marche e Sicilia) per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti e di armi, estorsione, riciclaggio; tra le misure disposte dal gip dell'Aquila ci sono anche sei arresti domiciliari e cinque obblighi di dimora. Due di questi ultimi sono risultati irreperibili così come un destinatario della custodia cautelare in carcere.

"È stata un'indagine complessa - ha spiegato il sostituto procuratore Antimafia dell'Aquila, Antonietta Picardi, spiegando i dettagli dell'operazione nel corso di un incontro con la stampa alla presenza del procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti - soprattutto perché cominciata in Abruzzo, conosciuto come snodo di sostanze stupefacenti, con un arresto di una persona con un grosso quantitativo. Si è risaliti a una filiera importante che aveva contatti con Sudamerica, Olanda, e tre collaboratori di giustizia ci hanno aiutato anche a comprendere le intercettazioni ambientali e telematiche".

"Il clan Ferrazzo aveva interessi particolari - ha aggiunto - il traffico di droga serviva al sostentamento, all'acquisto di armi e al reimpiego del denaro in attività tendenzialmente lecite già esistenti oppure nuove attraverso prestanomi". Le armi venivano acquistate "non solo in Italia dalla zona di Foggia, in ambienti malavitosi già conosciuta dalla Dna, ma anche dalla Svizzera, appena fabbricate e portate in Italia senza essere dimenticate". Il magistrato ha evidenziato anche "legami con mafia, camorra e sacra corona unita. C'erano capi, luogotenenti, singoli responsabili delle zone - ha illustrato - ognuno con compito particolare, armi, territorio, spaccio o reimpiego". Per la Picardi è stato "importante anche il rapporto con alcuni imprenditori edili che erano a disposizione del clan per attività illecite, uno ha partecipato a un'estorsione al servizio dell'associazione. Inoltre - ha sottolineato - mettevano a disposizione locali per nascondere armi, droga e altro. Uno in Abruzzo e uno in Molise con arsenali e raffinerie vere e proprie per i quali si è già proceduto in passato".

Nel corso della conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione, è stata citata la memoria del carabiniere Giampaolo Pace, originario dell'Aquilano e in servizio al nucleo investigativo dell'Aquila, scomparso nel recente terremoto del Centro Italia.