L'imposta sul reddito imprenditoriale

L'imposta sul reddito imprenditoriale

Pubblicato da Plinio Olivotto il giorno 14-05-2017   20:49:46
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Una delle maggiori novità introdotte dalla legge di stabilità 2017 è l’imposta sul reddito imprenditoriale (IRI).
Gli imprenditori potranno scegliere di tassare il reddito di impresa, anzichè con la tradizionale irpef progressiva a scaglioni, applicando al reddito d’impresa un'aliquota fissa del 24%, purché rispettino determinate condizioni.
Innanzitutto può essere applicata, previa opzione, da imprenditori individuali, società in nome collettivo, società in accomandita semplice e S.R.L. (in regime di trasparenza fiscale) che comunque siano in regime di contabilità ordinaria.
Il reddito prodotto dall'impresa, infatti, non concorre alla formazione del reddito complessivo ma subirà una tassazione “separata” al 24% per la parte reinvestita in azienda; il reddito di impresa sarà tassato deducendo le somme prelevate dall'utile dell’esercizio e dalle riserve comunque nei limiti del reddito d’esercizio e dei periodi precedenti.
La contabilità ordinaria è indispensabile in quanto i prelievi fatti dall’imprenditore o dai soci continueranno a concorrere per trasparenza alla formazione del reddito complessivo IRPEF.
Le perdite subite nei periodi di imposta di applicazione dell'IRI sono computate in diminuzione del reddito dei periodi di imposta successivi e senza limiti di tempo. Le perdite pregresse e le perdite non ancora utilizzate a scadenza dell’opzione seguiranno la disciplina ordinaria art. 8 comma. 3 TUIR che prevede e cioè le stesse “… sono computate in diminuzione dai relativi redditi conseguiti nei periodi di imposta e per la differenza nei successivi, ma non oltre il quinto, per l'intero importo che trova capienza in essi”.
L’opzione al regime IRI ha durata quinquennale ed è rinnovabile e deve essere esercitato nella dichiarazione dei redditi con effetto dal periodo di imposta a cui la dichiarazione si riferisce.
In conclusione bisognerà tenere conto di diversi fattori per decidere se optare per tale regime quali addizionali all’Irpef, presenza di detrazioni personali, altri redditi dell’imprenditore, ecc.; inoltre chi dovesse prelevare un importo consistente degli utili per impiego personale (è il caso degli imprenditori individuali che vivono del proprio lavoro) potrebbe avere una scarsa convenienza a scegliere l’IRI, proprio perché gran parte del reddito cadrebbe comunque sotto la tassazione ordinaria.
Inoltre le imprese in contabilità semplificata “naturale” che dovessero scegliere il nuovo regime dovrebbero rinunciare ai vantaggi in termini di adempimenti e di tenuta dei registri per poter accedere alla tassazione proporzionale.