Ricostruzione terremoto - 9 Arresti per estorsione e sfruttamento

Ricostruzione terremoto - 9 Arresti per estorsione e sfruttamento

Pubblicato da Redazione Antenna 2 il giorno 29-03-2017   15:24:44
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Dalle prime ore del mattino, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di L’Aquila, a conclusione di una prolungata attività di indagine svolta sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, hanno dato esecuzione a 9 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti imprenditori ritenuti, a vario titolo responsabili, in particolare, dei reati di “estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l’aggravante della continuazione”.
A finire per prime nel mirino degli investigatori sono state due ditte operanti nella provincia di Caserta, una delle quali, già da tempo, ha trasferito, la propria sede in provincia di L’Aquila. Proprio nel contesto ambientale d’origine, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i responsabili delle ditte: S.T. di 38 anni, V.T. di 41 anni, R.T. Di 38 anni e L.L. Di 37 anni, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, sfruttando lo stato di necessità, indigenza ed estrema difficoltà economica in cui versavano gli operai, nei rispettivi comuni di residenza, avrebbero reclutato manodopera “a basso costo” (mantenuta in una condizione di sudditanza fisica e psicologica sotto minaccia di licenziamento), da impiegare nei lavori edili connessi alla ricostruzione post sisma 2009. Proprio per mantenere questo controllo sui lavoratori (che venivano subito allontanati in caso di proteste o rimostranze) al momento dell’assunzione, veniva fatta sottoscrivere una lettera di dimissioni priva di data che veniva trattenuta dai datori di lavoro.
Secondo la ricostruzione effettuata nell’indagine, coordinata dai Pubblici Ministeri David Mancini e Roberta D’Avolio, i dipendenti venivano costretti a subire, accettando, costanti violazioni della normativa relativa all’orario di lavoro. Proprio con riguardo agli emolumenti, è stata documentata la mancata corresponsione delle competenze accessorie, quali straordinario, accantonamento alla Cassa Edile e assegni familiari.
Per aggirare la normativa sul tracciamento dei flussi di denaro, ai dipendenti era stato imposto di attivare carte di credito/debito prepagate, che rimanevano nella esclusiva disponibilità del datore di lavoro, il quale ritirava le somme presso uno sportello bancomat, decidendo poi, di fatto, quale esiguo importo versare realmente al dipendente. Per la minaccia di licenziamento, alcuni dei soggetti tratti in arresto dovranno rispondere anche del reato di estorsione aggravata.
Le vessazioni sui lavoratori erano tanto più efficaci in quanto sono state riscontrate contiguità di alcuni degli imprenditori con esponenti di rilievo della criminalità organizzata di matrice casalese. Oltre alle misure restrittive già attuate, sono state emesse, dal G.I.P. del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, per il medesimo reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l’aggravante della continuazione”, anche 5 misure cautelari interdittive di “divieto temporaneo di esercitare attività professionali o imprenditoriali”, per la durata di mesi 6, nei confronti di altrettanti imprenditori titolari di quattro ditte, due collocate nella provincia dell’Aquila, una in provincia di Chiet ed una in provincia di Ascoli Piceno. Ai titolari delle ditte viene contestata, per il periodo dal 2013 al 2016, anche l’emissione di fatture per diverse centinaia di migliaia di euro relative ad operazioni inesistenti, in relazione al fittizio noleggio di mezzi e attrezzature, nonché all’effettuazione di lavori.
Per due delle ditte coinvolte è scattata inoltre la “misura interdittiva Antimafia”, adottata dalla Prefettura di L’Aquila alcuni mesi fa.
Gli inquirenti evidenziano l'importanza della denuncia presentata di alcuni lavoratori esasperati, che hanno trovato il coraggio di squarciare il muro dell’omertà a cui erano costretti.